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Il 2011 è questo, il 2012 è nelle nostre mani. Italy, 2012: a New Rinascimento is Possible.

Abbiamo dato la dimostrazione che quando gli italiani sono coesi e compatti e determinati non sono inferiori a nessuno. In un periodo come questo credo che sia un messaggio importante per le nuove generazioni.

Alessandro Campagna, Allenatore del Settebello Azzurro, Campione del Mondo 2011

We have shown the world that when Italians are united and determined they are inferior to none. In a period like the one we are going through, I believe it is an important message for future generations.

Alessandro Campagna, Coach of 2011 Italian World Champion “Settebello” Waterpolo

Indeed. Certamente.

Happy New Year, Italy-Europe.

10 comments

  1. Giacomo Gabbuti

    31/12/2011 @ 17:33

    Auguri, e grazie per dare voce a chi sente di poter dare a questo paese qualcosa di più delle lacrime. Erich Fromm parlava di “Rivoluzione della speranza”, forse un buon proposito per l’anno nuovo è rileggercelo.

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  2. Il commento di Sandro Campagna, centra in pieno il “problema”, non solo Italiano, ma direi universale, perché le difficoltà si superano sempre facendo Squadra. Mi complimento con te, perché per la prima volta in TV ho sentito dare, da un Economista, una risposta diversa per la soluzione di questa recessione. Buon anno a te e famiglia.

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  3. Fabio Fraternali

    31/12/2011 @ 21:02

    Caro Professore,

    l’ho seguita su La7. Sono pienamente d’accordo con Lei: siamo ad una crisi di domanda. Ci vuole spesa pubblica.

    Se ripartisse l’economia, immediatamente la fiducia generalizzata abbatterebbe il problema degli spread, i problemi del sistema bancario etc ma soprattutto ripartirebbe l’occupazione e il lavoro per le imprese. Ma sappiamo benissimo che i nodi strutturali (debito, bilancia commerciale, deficit di competitività del nostro sistema nazionale) restano. Speriamo nel 2012 per un possibile Risorgimento (solo con VERE riforme). Buon Anno!

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  4. Giorgio Zintu

    01/01/2012 @ 11:38

    Il messaggio “uniti si vince” funziona quando si ha un obiettivo comune e si lavora per quello. In questo paese, dietro il bene comune si celano troppi privilegi e una grave povertà di valori.
    Sarà pur vero che se la casa prende fuoco non si vanno a cercare le cause ma si cerca di spegnere l’incendio, ma se gli incendi si susseguono sarà poco intelligente non porsi il problema delle cause. Comunque sia, caro professore, auguri di un 2012 almeno all’insegna di un bene primario: la salute.

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  5. fedora filippi

    01/01/2012 @ 15:21

    Gentile Professore, non la conoscevo, l’ho sentita la prima volta su La Sette e poi ho letto la sua intervista su Il Fatto. Lei ha tracciato un quadro e offerto possibili soluzioni che condivido e alle quali penso da tanto tempo. Mi è piaciuto molto quel suo passaggio di mettere in moto le competenze sane dello Stato per investire, per far ripartire il volano dell’economia. Quando ha parlato dell’ambiente, dei lavori pubblici, ho pensato perchè non parla del risanamento dei beni culturali! poi ne ha parlato nell’intervista a Il Fatto !. Bene! è così che l’Italia, quello che ora lei chiama il nuovo Rinascimento, deve rifondarsi (paesaggio, ambiente, bb.cc., competenze alte, cultura, infrastrutture tecnologiche, intelligenza collettiva e geni individuali). Lei ha detto cose molto importanti anche sul rapporto con e nell’Europa. Mi chiedo perchè non la ascoltavano con attenzione mentre lei parlava ? Si vedeva una profonda differenza tra il suo modo di esprimersi e quello del sottosegretario all’economia (che fa danni ogni volta che va in tv), spero che tengano conto di quanto con forza sta dicendo. Mi piacerebbe poter sottoscrivere un suo manifesto o qualcosa del genere. Un’Archeologa dello Stato.

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    • Grazie Dottoressa, mi onora questa sua mail. In realtà sto recuperando le energie da un appello (e dal Capodanno) ma forse un Manifesto che segua le linee da lei indicate non è male, pensiamoci. Grazie, restiamo in contatto.
      PS: economisti ed architetti potrebbero certamente fare tanto per questo Manifesto, insieme.

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  6. Fabio Fraternali

    01/01/2012 @ 23:18

    Il camionista tedesco esce sull’autostrada e trova una rete a “20” corsie e gallerie ben illuminate. In otto ore di lavoro consegna tantissimi litri di latte. Il Camionista italiano esce sull’autostrada e trova per lo più una rete a 2 corsie e gallerie fatiscenti. Spesso l’asfalto è malridotto (colpa della corruzione?!). E’ più facile per lui rispetto al collega tedesco fare incidenti, bucare le gomme, rovinare il veicolo con tutte quelle buche ed in otto ore con la rete a 2 corsie può consegnare molti meno litri di latte del collega tedesco. Il pover uomo lavora forse con maggior spirito di sacrificio e di sopportazione del collega tedesco ma consegnando strutturalmente meno litri di latte ad un maggior costo ha un salario minore su cui gravano tasse più alte. Se dovessi aprire una azienda che trasporta latte come imprenditore privato preferirei la Germania
    Moltiplicate questo esempio in tutti i settori della nostra vita economica. Capirete cosa significa che l’Italia ha un deficit di competitività.
    Di chi è la responsabilità? Sicuramente non del camionista. Ma di chi non ha progettato strade più grandi e gallerie meglio illuminate nel corso degli ultimi 40 anni. Sicuramente di chi riceve bustarelle per gli appalti. Sicuramente della criminalità organizzata che si insidia ovunque circoli denaro pubblico. Sicuramente dei politici che pensano solo a 5 anni e mai a 30.
    Il vero Risorgimento di questo paese sarà interrompere 40 anni di cancrena fatta di mezzucci. Il vero Risorgimento di questo paese sarà una nuova classe dirigente (e politica) che sappia sradicare corruzione e criminalità, non andarci a letto o venirci a patti. La convivenza pacifica è una cosa. Farsi ammazzare un po’ per volta è un’altra.
    Abbiamo bisogno di buone strade per portare il latte ai nostri bambini! Questa è la vera missione di un bravo economista! Buon 2012

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  7. fedora filippi

    02/01/2012 @ 13:12

    A guardar bene anche il cammionista italiano ha le sue responsabilità, se non altro quelle di non aver preteso, denunciato… come un cittadino dovrebbe fare. Troppo impegnato nella trappola del padroncino che deve pagare le rate del camion. quanto è complicato! La P.A. nel suo insieme ha responsabiltà enormi, ma c’è stato un cambiamento profondo con lo spoil system introdotto per la dirigenza pubblica da Bassanini. Abbiamo visto cambiare i nostri dirigenti tecnici e amministrativi, sottoposti al ricatto politico del contratto a volte annuale, nel migliore dei casi triennale; hanno guadagnato molto molto di più al confronto con funzionari direttivi tecnici che, a loro stretto contatto, hanno continuato a far funzionare una macchina sempre più complicata (ma svuotata di direttive e di obiettivi) con stipendi dimezzati dal transito Lira – Euro, delegittimati da un’opera denigrratoria e sistematica presso l’opinione pubblica. A chi lasceranno la loro esperienza ? a nessuno, se ne vanno in pensione e la P.A. muore nel silenzio generale. Parlo dei Geologi, degli Architetti, degli Archeologi, degli Storici dell’arte, dei Restauratori, degli Archivisti, dei Bibliotecari, un cumulo di competenze scientifiche e tecniche, del saper “prendere in cura” un patrimonio che (tutti dicono) il mondo ci invidia. Conoscenza – tutela – valorizzazione, un’azione congiunta di altissimo potenziale culturale ed economico per il nostro Paese, nella quale siamo specializzati. Non sono i biglietti che si staccano nei Musei o al Colosseo che costituiscono il rendimento dei Beni Culturali (brutta idea questa del rendimento, dei manager, ci ricordiamo i “giacimenti culturali” degli anni ’80 ?), ma è la cura, la manutenzione, il miglioramento conservativo, l’attenzione, la ricerca, lo studio senza scorciatoie, la diffusione della conoscenza. Tutto questo, nel suo complesso, produce prima di tutto l’aumento del grado culturale dei cittadini, di per sé fattore di crescita del PIL (o sbaglio ?) e poi garantisce, per l’Italia, se in sinergia con la cura dell’ambiente, delle città , dei fiumi, delle coste, dei prodotti agricoli, delle manifatture, una crescita economica indiretta e diffusa. Di questo, soprattutto di questo potremmo vivere, della nostra natura e della nostra storia. E’ utopia ? o forse è troppo tardi ?

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    • Ma quale utopia. Sono idee ottime che richiedono volontà e competenze. E tanta fatica e tanta impazienza da parte di chi non vede subito i risultati, ma ciò non deve essere giustificazione per l’inazione. Grazie.

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