E’ istruttivo leggere oggi Mario Monti sul Corriere della Sera, in cui ripercorre la vicenda della lettera della BCE a Silvio Berlusconi nell’estate di esattamente 10 anni fa.
Per alcuni lo sarà (istruttivo) per meglio comprendere le complesse interazioni caratteriali tra i due leader: è evidente che Mario Monti abbia voglia di togliersi alcuni sassolini dalle scarpe o forse semplicemente che non ami andar giù nella Storia come il “secondo” tra gli economisti presidenti del consiglio dell’Italia del XXI secolo. Le medaglie d’argento a volte fanno più rodere che (sor)ridere.
Per noi economisti è invece istruttivo per meglio comprendere non solo cosa sia avvenuto in quegli anni ma soprattutto per cosa rischia di (ri)avvenire oggi.
Per lo ieri, apprendiamo dunque che Draghi fu restrittivo … fiscalmente quando era Presidente della BCE (“sotto il profilo … dell’austerità che per anni avrebbe reso più difficile la vita degli italiani e avvelenato il dibattito politico – la BCE peccò decisamente per eccesso”). Come poté essere restrittivo Draghi? Prima di tutto, secondo Monti, “quando nel dicembre del 2011 il Presidente (della BCE, ndr) Draghi chiese il Fiscal Compact per una più stretta disciplina sul disavanzo e sul debito pubblico di ogni Paese”. Un’accusa forse un po’ esagerata, visto che il Fiscal Compact fu approvato da tutti gli Stati membri (governo Berlusconi-Tremonti in Italia) ma poi immesso nel nostro ordinamento nel Natale del 2012, su proposta del governo proprio presieduto da Monti: certamente Draghi concordava con tale approccio e lo sostenne, ma non era il solo, anzi.
Ma Monti prosegue il suo J’Accuse: “Nei confronti dell’Italia, quando nella lettera di agosto Trichet e il suo successore (Draghi, ndr) imposero, e il governo Berlusconi accettò, che per il nostro Paese, e solo per esso, l’impegno ad azzerare il disavanzo venisse anticipato dal 2014 al 2013. Il governo successivo (ovvero quello presieduto da Monti, ndr) chiese che, a fronte della robusta manovra subito programmata, venisse consentita un’attuazione meno brusca, con l’obiettivo del pareggio riportato al 2014. I presidenti della Commissione europea e del Consiglio, consultati in via riservata, risposero di no: l’annuncio di un rientro meno veloce di quello imposto dalla BCE sarebbe stato preso malissimo dai mercati, il rischio di default si sarebbe ripresentato”. Draghi austero e Monti keynesiano? Monti vorrebbe quasi che lo credessimo, quando afferma come “guardando indietro a quella stagione, vi è oggi un consenso sul fatto che le politiche di bilancio volute dall’UE e dal Fondo Monetario Internazionale siano state troppo restrittive … che abbiano aggravato la recessione in corso di quegli anni”. Vien da sorridere. Monti keynesiano? Certamente no, in quegli anni tutto Monti fu men che espansivo, ma è interessante notare come Monti comunque si autodefinisca, qui con qualche oncia di credibilità in più, meno restrittivo di Draghi.
Mentre scorrevo questo passo del testo dell’ex Presidente del Consiglio mi sono arrestato, per rileggerlo. E mi sono chiesto se, al di là del resoconto storico, Monti non stesse preparando un attacco a Draghi sull’oggi. Monti che chiese di posticipare il rientro del deficit dal 2013 al 2014 assomiglia molto alle mie recenti richieste al governo Draghi di rinviare la riduzione del deficit/PIL dal 12 al 6% (programmata dal 2021 al 2022) perlomeno al 2023 per non uccidere la ripresa.
E non avevo torto: riprendendo la lettura mi ritrovo un passaggio finale clamoroso sull’oggi: “anche prima che intervenisse la pandemia, autorevoli banchieri ed economisti internazionali – … hanno sostenuto e ancor più sostengono oggi, la necessità di politiche monetarie e fiscali fortemente e durevolmente espansive… Guardare al 2011, attraverso il prisma di un’importante lettera, può aiutare a capire davvero che cosa avvenne allora. Soprattutto può consentire di evitare, usando memoria e vista un po’ lunga, che si ripresentino situazioni come quelle che il nostro paese allora dovette affrontare”.
Detta con parole meno nascoste: “Draghi, non ripetere oggi nel 2021 i tuoi errori di austerità del 2011 e del 2013”. Detto da Monti verrebbe da ridere, vero? Ma qui non conta il pulpito, conta se sia vero o meno l’allarme suonato.
Foto: Chairmen di Angela Maria Piga