Con Gaetano Scognamiglio, oggi sul Sole 24 Ore
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Su queste pagine (del Sole NdR), circa 8 mesi fa, evocando la necessità di “pensare in piccolo” (“think small first”) come richiesto dallo Small Business Act europeo per una politica industriale volta a favorire la crescita delle piccole imprese, avevamo ribadito l’esigenza di partire dal mondo degli appalti pubblici, permettendo di riservare le gare sotto soglia italiane alle micro, piccole e medie imprese (MPMI) europee, come avviene dal lontano 1953 negli Stati Uniti di America.
E’ noto come fino a oggi l’Italia risultasse tra gli Stati membri più discriminatori dell’Unione quanto a appalti, visto il crescente dominio delle procedure di centralizzazione che rendevano il terreno impari alla competizione in gara per le nostre piccole. Le politiche dei lotti introdotte dalle centrali di acquisto e incoraggiate dal Codice erano state un inutile rimedio, vista la loro dimensione comunque inaccessibile.
Siamo quindi soddisfatti nel vedere finalmente avvicinarsi questo risultato con l’introduzione dell’art.19 del correttivo al Codice degli Appalti proposto dal Governo, che prevede la possibilità per le stazioni appaltanti di “riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto e a quelle di concessione a piccole e medie imprese” per gli affidamenti sotto soglia. Una rivoluzione epocale, che introduce una condizione necessaria affinché la politica degli appalti pubblici assuma carattere di politica industriale volta a supportare la parte dominante della nostra economia, fatta di MPMI, nel suo sviluppo di crescita dimensionale da tanto auspicato.
La proposta del Governo avvicina dunque l’Italia alle pratiche prevalenti negli Stati Uniti, dove riservare gare ai soli “juniores” (come si fa nello sport) equivale a favorire i più “giovani e piccoli”, così da permettere la crescita dei futuri talenti non più ostacolati da un confronto impari con i più grandi. Siamo ancora tuttavia ancora lontani dall’efficacia del modello statunitense e resta in piedi l’esigenza di permettere di passare da una condizione “necessaria” (l’approvazione dell’art.19) a una serie di condizioni “sufficienti” affinché effettivamente il tasso di vittoria (e non solo quello di partecipazione!) e di sviluppo delle PMI si accresca in maniera significativa, così permettendo la ripresa del nostro Paese. L’articolo 19 infatti introduce la possibilità e non l’obbligo di riserva e, in ogni caso, barriere d’ingresso come la crescente richiesta di certificazioni potrebbero rendere di fatto ancora inaccessibili le gare pubbliche alle MPMI.
Andrebbero previsti – come negli Stati Uniti – obiettivi quantitativi da raggiungere per le pubbliche amministrazioni in termini di aggiudicazioni alle MPMI e adeguati strumenti di monitoraggio e di verifica. Uno strumento funzionale per complementare il supporto strategico a questa innovazione normativa potrebbe essere il disegno di legge annuale per le MPMI, la cui agognata prima versione dopo quasi 15 anni di attesa è stata annunciata a inizio anno dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso, non avendo peraltro a oggi notizie dello stato di avanzamento della legge. Questa si potrebbe far carico, oltre che del monitoraggio per il raggiungimento degli obiettivi, di un problema sostanziale, quello della formazione congiunta di imprese e stazioni appaltanti, a tal fine utilizzando esperienze di successo come quelle realizzate in Sardegna negli anni scorsi.
Certo rimane il problema della adeguata formazione a regime delle stazioni appaltanti e dei RUP, che sembra che finalmente stia per decollare con l’attuazione del comma 10 dell’articolo 63 del codice dei contratti per l’accreditamento dei soggetti abilitati ma che non si risolve certo con i recenti tagli da parte del Ministero delle Infrastrutture e della SNA delle pur limitatissime risorse già destinate alle nostre migliori Università per la formazione di livello, stornate per destinarle ad associazioni di categoria per formazione on-line di base, inutile spreco a fronte di sfide strategiche come quelle che ci pone, tra gli altri, il rapido dispiegarsi del PNRR.
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