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Quel che Draghi non ricorda di Erhard e che la Merkel non fa

L’eredità di Ludwig Erhard nel disegnare la Germania della ricostruzione post-bellica va ben al di là del suo paese e ben al di là del suo tempo. La sua concezione di economia sociale di mercato era visionaria. Egli nutriva anche forti opinioni sui banchieri centrali, sottolineando l’importanza della stabilità dei prezzi: “Die soziale Marktwirtschaft ist ohne eine konsequente Politik der Preisstabilität nicht denkbar.” Non penso oggi si possa dirlo in modo migliore di questo.” Mario Draghi, oggi, Ludwig Erhard (LE) Lecture, Berlino, traduzione mia.

PS: traduzione non ufficiale della citazione fatta da Draghi di LE: “L’economia sociale di mercato non è possibile senza una costante politica della stabilità dei prezzi.”

Vero. Siamo tutti d’accordo: senza stabilità dei prezzi non esiste un’economia di mercato. Ma il problema oggi è un altro, visto che la stabilità dei prezzi ce l’abbiamo, eccome. Il problema è che l’economia sociale di mercato pare svanire sotto i colpi della recessione.

Ma la cosa interessante, raccogliendo lo spunto di Draghi, avviene quando si va a rileggere il pensiero di LE, il grande cancelliere germanico, che molti ricordano come il padre della ricostruzione tedesca e del miracolo economico post-bellico. Perché nelle pagine del suo libro “Wohlstand für Alle” (“Prosperità per tutti”, che bel titolo!) il non-keynesiano Erhard (che più di tutto nella sua vita perorò la causa riformista delle riforme per il mercato) ebbe modo di ribadire come fece l’economia tedesca ad uscire dalla recessione del dopo guerra. E la risposta (molto attuale) ci insegna qualcos’altro: come è solo dal pragmatismo non ideologico che nascono le soluzioni vincenti per annientare quella bestia mostruosa chiamata recessione. Una recessione, ci sembra capire rileggendo Erhard, merita medicine particolari, straordinarie. In questo concordando lui con Keynes.

La Germania del 1948, dice Erhard, fu salvata da un mix di misure di politica economica, confermando come, e citiamo traducendo dalla versione inglese, “una moderna economia di mercato è senza dubbio in grado di affrontare con successo una recessione senza mettere a repentaglio la stabilità della sua moneta”. Una citazione che fa da perfetto complemento a quella usata da Draghi, non trovate?

Ma è altrettanto interessante ai nostri fini, o forse di più, evidenziare quali furono queste misure adottate dalla Germania per uscire dalla recessione. Di nuovo, estratto dal suo libro (nella parte “Una medicina contro la recessione”):

a) abbassamento dei coefficienti di riserva minima delle banche;

b) taglio del tasso di sconto;

c) espansione del credito bancario alle imprese.

Wow, interessante non trovate? Le stesse, identiche, misure di politica monetaria per l’area dell’euro di cui ha parlato oggi Mario Draghi a Berlino nel suo discorso. Però, in realtà, una differenza – e non tanto piccola – c’è tra la politica menzionata da Draghi oggi e la politica ricordata da Erhard del 1948. In effetti allora la politica non si limitò ad usare il cannone della politica monetaria ma anche quello ben più efficace della politica fiscale!

Cito verbatim: “le pressioni derivanti dalla disoccupazione di massa forzarono un’ulteriore spinta di politica economica” nella forma di una a) “creazione di un programma di lavori pubblici e di costruzioni” e b) di “minori tasse … per stimolare i consumi”.

Appalti pubblici e minore tassazione. E la recessione sparì e partirono la ricostruzione ed il miracolo economico tedesco.

Allora Dottoressa Merkel, come la mettiamo? Perché ha dimenticato la lezione di Ludwig Erhard? Perché? Cosa aspetta?

2 comments

  1. Caro Professore,

    Anche stasera ho letto il suo blog. Concordo con lei sull’ottusità tedesca nella gestione della crisi: credo che l’incapacità della Merkel stia andando oltre ogni ragionevole accettazione, non solo (e non tanto) per le politiche economiche, quanto per la totale mancanza di leadership politica a livello europeo, che credo rappresenti la vera causa della necessità di manovre così dure nel nostro paese. Mi spiego meglio: senza dubbio un aggiustamento era necessario nei paesi periferici sia per gli squilibri macro di questi anni (Grecia, Spa, Port) sia per l’andamento della crescita (assente in Italia, eccessivo in Irlanda); ma credo che l’aggravarsi della situazione a livello dell’Eurozona (inteso come incapacità di gestione di un problema di semi-ordinaria amministrazione) ci abbia costretto alle manovre “lacrime e sangue” di questi giorni. Un obbligo a varare manovre per dare segnali forti ai mercati, in assenza di altrettanti segnali da parte dell’Eurozona in toto.

    Dopo aver letto il suo ultimo commento, mi sono andato comunque a vedere un po’ di dati (difetto di famiglia). La situazione post bellica della Germania, infatti, secondo me differisce dall’attuale situazione, non tanto per un diverso environment, ma anche per un superiore livello di debito pubblico. Questa differenza a mio avviso è rilevante, poiché non permette che le politiche ottimali da seguire siano le medesime; credo sia un importante elemento da tenere presente nelle considerazioni sul dibattito attuale, perché, come si vede dal grafico, lo stock attuale ha pochi eguali nella storia, anche per la parsimoniosa formica tedesca!

    http://dl.dropbox.com/u/16835314/german%20deby.jpg

    Alessandro

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  2. Tommaso Sinibaldi

    17/12/2011 @ 12:12

    Delle tre “medicine” prescritte da Erhard almeno le prime due non si può dire che non siano state somministrate dalla BCE. La riserva obbligatoria è all’ !% (meno doi così !) ; il tasso di sconto e all’1%.; sulla terza si può discutere.
    Ma il fatto è che per più stati con un unica moneta la cura non vale . il cambio superfisso (moneta unica) impedisce e sovrasta ogni “cura” di questo tipo.

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