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La vestale è a Roma, non a Francoforte

Paradosso: proposizione filosofica logicamente coerente ma che parte da premesse false.

Dizionario.

Le (nostre) proiezioni prevedono una crescita reale del PIL del 2.2% nel 2017, dell’1.8% nel 2018 e dell’1.7% nel 2019 … e una crescita annuale dei prezzi (HICP) all’1.5% nel 2017, 1.2% nel 2018 e 1.5% nel 2019”.

Mario Draghi, ieri.

http://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2017/html/ecb.is170907.en.html

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C’è qualcosa di paradossale in questa Europa che affida a Mario Draghi, vestale di un Continente che stenta esso stesso a considerarsi eterno, la protezione del proprio fuoco.

Che di protezione l’Europa abbia ancora bisogno lo dimostrano non solo le proiezioni di minore crescita e inflazione citate dallo stesso Draghi per gli anni a venire, ma la preoccupazione aggiuntiva per un ulteriore deprezzamento del dollaro, che frenerebbe le nostre esportazioni al di fuori dell’area dell’euro.

E dunque eccola qui, la fragile Europa che si affida nuovamente alla BCE ed alla politica monetaria per salvarsi dai rischi che bussano alle nostre porte, dal resto del mondo. Con due paradossi. Il primo: se l’Europa fosse veramente così fuori dalle secche della crisi grazie alle politiche seguite sinora, perché preoccuparsi? E se invece siamo ancora fragili, malgrado il famoso “whatever it takes” di Draghi di ormai 5 anni fa, come sperare che possa essere la politica monetaria a salvarci? Qualche premessa deve essere falsa.

In fondo, si dirà, c’è una logica nel ragionamento di Draghi: una politica monetaria espansiva dovrebbe arrestare l’apprezzamento dell’euro, aiutando dunque le nostre esportazioni, il nostro PIL e facendo ripartire i prezzi, evitando un ritorno alla deflazione.

Se non fosse … Se non fosse che il tasso di cambio ha molti padroni e non segue obbediente i voleri di questo o di quell’attore: c’è, a influenzarlo, la BCE, ma anche i singoli governi nazionali, e i mercati finanziari … E, fattore forse più decisivo, non va dimenticato che il tasso di cambio in questa fase serve a poco per paesi, come l’Italia, in cui chi soffre (le PMI ed il Meridione) non esportano poi tantissimo. Come ha detto lo stesso Draghi, lui la politica la fa per tutti, non certo per un singolo Paese!

Servirebbe, per far ripartire prezzi e PIL lì dove stentano veramente, in Italia, una politica nazionale, controllabile e impattante per le zone dove maggiore è la sofferenza. Ebbene sì, c’è una sola vera soluzione logica e non paradossale: una politica fiscale di maggiori investimenti pubblici in Italia, 10 volte più efficace di una politica del cambio decisa a Francoforte. E che andrebbe anche a tutto vantaggio della Germania, che ha interesse a mettere l’Italia in sicurezza.

In fondo, la vestale è romana, non tedesca, basta leggersi i libri di storia.

Ma non la si vuole usare, la vestale romana, perché si teme, a causa di un’ampia dose di ideologia liberista che pervade i corridoi europei, il suo afflato basato sulla maggiore spesa pubblica. Così facendo, si lascia l’Europa alla mercé del resto del mondo e dei suoi umori: e a quel punto sì, il fuoco sacro potrà spengersi, per sempre, e con lui tutte le vestali.

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