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Il Tennessee di Giavazzi

Da oltre 5 anni è la Grecia il problema che più preoccupa l’Europa: non il lavoro, non l’immigrazione e nemmeno la Russia di Putin, ma un Paese che rappresenta meno del 2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) delle nazioni che partecipano all’unione monetaria. Sarebbe interessante calcolare quante ore la signora Merkel ha dedicato ad Atene in questi 5 anni. Che penseremmo se scoprissimo che il presidente Obama dedica altrettanto tempo ai problemi del Tennessee, uno Stato che conta, nella federazione americana, un po’ più della Grecia nell’eurozona?”. Francesco Giavazzi.

http://www.corriere.it/editoriali/15_giugno_05/abbiamo-discusso-troppo-grecia-38ae7a4c-0b42-11e5-91e7-d0273dfd0555.shtml

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“Back Where I Come From”: Some say it’s a backward place, narrow minds on a narrow wage. But I make it a point to say, that’s where I come from.“, Kenny Chesney.

https://www.youtube.com/watch?v=h6WPRsxluB0

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Ma la risposta al Prof. Giavazzi è più che mai semplice. E’ successo, in Tennessee, che il piccolissimo Stato americano non potesse ripagare il suo debito pubblico, salito a causa di una cattiva gestione della sua pubblica amministrazione. E altro che 5 anni, la crisi del debito del Tennessee è durata più del doppio, la bellezza di 12 anni, dal 1872 al 1883.

E in effetti il Presidente statunitense di allora, che non era Obama, ma Ulysses Grant, poco se ne curò. Ma non perché, come argomenta il Professore, Grant pensò di chiedere l’uscita del poco produttivo e instabile Tennessee dall’Unione a stelle e strisce (come vorrebbe Giavazzi per la Grecia): ma scherziamo? Grant si tenne stretto il Tennessee dentro l’Unione, allo stesso tempo permettendo ai politici locali di vedersela loro su cosa farne di un debito divenuto ingombrante per la cattiva gestione delle finanze pubbliche (toh, ma guarda, forse come la Grecia?).

Se lo tenne stretto perché sapeva bene che un’Unione si regge se tiene la parte più debole della catena.

E’ il 1850. Il Tennessee, come molti altri Stati del Sud, si lancia con ardore nel finanziare investimenti pubblici per dare produttività alla propria economia: in particolare, col sistema ferroviario.  Lo fa, diversamente da altri Stati, raccogliendo fondi sul mercato e prestandoli alle compagnie ferroviarie private, in cambio di collaterale: azioni, obbligazioni e contratti delle suddette.

Fino al 1865, tutto bene. I prestiti erano ben indirizzati e dunque il costo del debito contratto era compensato da interessi attivi. Ma poi tutto precipita: a seguito prima della crisi economica dovuta alla fine della Guerra Civile e poi di una serie di crediti alle compagnie sbagliate, frodi e corruzione, lo Stato si ritrova in mano carta straccia (prestiti che non vengono ripagati e collaterale senza valore).

Il debito accumulato cresce e diventa ingombrante. Ma tra il 1872 ed il 1883 si dimezza da 40 a 20 milioni di dollari. Che successe?

Il partito Democratico di allora – dominante all’interno del Tennessee – era diviso in due fazioni: quella – la State Credit Wing – favorevole a ripagare i creditori (interni ed esterni allo Stato) e quella – la Low Tax Wing – favorevole a risparmiare il salasso ai contribuenti locali. La spuntarono i secondi e … ciao ciao al credito delle banche di New York e degli investitori dell’Unione.

Quello che non è successo in questa crisi europea, dove abbiamo speso una marea di soldi dei cittadini greci ed europei per salvare le banche (sì anche quelle tedesche), distruggendo l’economia greca a forza di salassi di tasse e tagli di spesa. Dove la politica dell’Unione si è impicciata della crisi greca senza lasciarla in mano ai cittadini greci, e dunque rendendola infinitamente più ingiusta e complessa da risolvere.

E ora chiediamo pure l’uscita della Grecia? Prof. Giavazzi, per favore studi la storia: ma sì, teniamoci la Grecia dentro, occupiamocene invece tanto, e facciamole fare quello che avrebbe dovuto fare sin dal 2010, un bel default controllato, con qualche euro di perdita per i creditori. La piccola Grecia non li farà certo fatte morire di povertà. Ma se non lo facciamo morirà la piccola, rachitica, Europa dei gretti e miopi creditori. Ce lo dice la storia dell’unica unione monetaria di successo, mi creda.

Informazioni sul Tennessee tratte da “A Financial History of Tennessee Since 1870” di James E. Thorogood

One comment

  1. condivido appieno e mi permetto solo di suggerire la disamina della riduzione del debito pubblico italiano dal 107 % sul PIL nel 1943 al 32% nel 1963, senza restituire neppure una lira e senza avanzi di bilancio e incrementando i nsalari REALI del 63% in un decennio. O Einaudi e Menichella erano due maghi?

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