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Appello al Presidente Letta in vista del Consiglio Europeo

Apprendiamo ora che al prossimo Consiglio Europeo di giovedì il Presidente Letta potrebbe incontrare una forte pressione ad approvare un irrigidimento ulteriore della politica economica europea in una direzione gradita alla Germania e che leverebbe ai paesi in difficoltà anche l’ultima fonte di (limitata) autonomia di politica economica rimasta.

Potrebbe rivelarsi un momento cruciale per l’Europa ed il nostro Paese. Per questo vi chiedo di firmare questo appello e di farlo girare al maggior numero possibile di persone stanotte e domani, chiedendogli l’assenso a firmarlo, mandando tutti una mail a

piga.gustavo@gmail.com

Cercheremo di dargli massima visibilità via agenzie di stampa.

Grazie

Gustavo Piga

 

Al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.

 Ill. mo Presidente,

 «Il nostro destino può essere quello che vogliamo solo se l’Europa farà scelte diverse da quelle fatte finora». Queste sue parole, così importanti, furono pronunciate poco prima dell’insediamento del governo da Lei presieduto e del suo tempestivo e immediatamente successivo tour europeo.

Tra meno di 24 ore lei si recherà nuovamente a Bruxelles per un Consiglio Europeo che si annuncia decisivo per il destino dell’Europa, il primo dallo svolgimento delle elezioni tedesche.

Sono sempre più frequenti i riferimenti ad una richiesta proprio dalla Germania di accelerare sul fronte dei c.d. “contractual arrangements” ovvero degli accordi contrattuali che dovrebbero limitare ulteriormente la flessibilità dell’ultimo strumento di politica economica che i singoli Stati hanno  ancora a disposizione, quello della politica fiscale, per fronteggiare una recessione che rischia di far esplodere tensioni sociali ed economiche insostenibili, mettendo a repentaglio la permanenza nell’area euro e dunque il progetto europeo.

Come da Lei stesso comunicato alla Camera dei deputati ieri 22 ottobre, “la strada per uscire dalla crisi non è costruire nuove gabbie di procedure, monitoraggi, sanzioni”.

Con questo appello la preghiamo di porre dunque senza indugi il veto, all’interno della riunione del Consiglio europeo, a qualsiasi proposta di ulteriore riduzione dell’autonomia fiscale dei singoli Paesi Stati membri dell’area euro.

17 comments

  1. Sicuri non sia accanimento terapeutico?

    Matins blêmes al Quai d’Orsay.
    segnalo articolo di Ambrose Evans-Pritchard su François Heisbourg
    enarca autore di – La Fin du Rêve Européen –

    “The dream has given way to nightmare. We must face the reality that the EU itself is now threatened by the euro. The current efforts to save it are endangering the Union yet further,” he writes:
    There is nothing worse than having to confront the sunless mornings (matins blêmes) of an endless crisis, but we are not going to avoid it by denying the reality, and God knows denial has been for a long time, by default, the operating mode of those in charge of EU institutions.

    http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100025855/frexit-fever-reaches-heart-of-french-establishment/

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  2. Luigi Biagini

    23/10/2013 @ 08:11

    Gentile Prof. Piga,
    anche se penso che la supervisione della politica fiscale di una paese dell’UE è fondamentale e deve essere finalizzata alla convergenza non posso non firmare questo appello che le ho appena inviato per mail

    Reply
  3. Pingback: Appello al Presidente Letta in vista del Consiglio dell’UE di domani | Keynes blog

  4. Firmo e diffondo.

    L’avevo detto e Qualche giorno fa avevo messo i link a due articoli con la notizia di questa intenzione di irrigidimento europeo.
    E c’è gente che continua a pensare che si possa ancora dialogare con i nazisti elitari; è il loro appeasement che ci frega…

    Spero che qualche noto economista cominci a trarre quelle conclusioni alle quali molti sono arrivati ormai da tempo.

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  5. l,europa ed il suo sistema monetario puo continuare ed andare avanti solo se si fanno riforme che mettano a centro gli interessi dei popoli e della democrazia, anche in termini economici,fermando l,attuale guerra tra bande

    Reply
  6. Andrea Tibaldi

    23/10/2013 @ 14:17

    caro gustavo, ma scherza o dice davvero? non le sembra un po’ ingenuo credere che letta possa davvero battere i pugni? e anche se lo facesse, la merkel gli riderebbe ovviamente in faccia e allora? SE CI DICONO DI NO COSA FACCIAMO?

    Reply
    • Sono pienamente daccordo sulla reiterata ingenuità di fondo di queste manifestazioni / raccolta firme etc.

      SE CI DICONO DI NO: CHE FACCIAMO ?

      (ve lo dico io, un bel niente)

      Reply
      • Ecco un altro del partito “secidiconodino” che va un po’ di moda. Il punto dell’appello, che non ha letto, è proprio questo: siamo noi a dire no.

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  7. Antonello S.

    23/10/2013 @ 15:05

    Esimio professore, apprezzo molto il suo tentativo di arginare l’italico declino, utilizzando le leve delle competenze maturate in anni di attività accademica.
    Però secondo me, stiamo tutti quandi sprecando le nostre forze a cercare di arginare un fenomeno in cui l’economia assurge solo al ruolo di “pistola fumante”, mentre appare sempre più evidente il progetto politico di riferimento.
    Il mio pensiero si rivolge in particolare agli eventi accaduti in Italia e nel resto del mondo a partire dagli anni 70, culminati poi con l’avvio del più imperialista dei progetti che mente umana potesse partorire: l’Unione Europea.
    Ora le chiedo…dopo tutte queste evidenze, culminate con un documento che proprio oggi sta girando in rete riguardo una cosiddetta “operazione verità” (peraltro da lei già intuita pochi giorni fa da Bruno Vespa), crede ancora nella buona fede dei vari Letta, Monti, Saccomanni, Hollande, Merkel, Barroso, Rehn ecc.?

    Reply
  8. Gent.mo Prof. Piga, appoggio in pieno la sua iniziativa ma se è vero quel che ha scritto Fubini su Repubblica (storia già nota a chi segue certi blog) c’è ben di più da discutere in Europa:

    “L’Italia, che è terzo azionista (DELL’ESM O MES) con il 17,91% (secondo è la Francia), ha versato 11,4 miliardi e nel 2014 saranno 14,3.
Le risorse pagate dal governo di Roma, se solo fossero rimaste in Italia, probabilmente basterebbero a gestire i problemi delle banche. Invece sono immobilizzate nell’Esm a Lussemburgo.
    Ciò sarebbe utile nel caso in cui il fondo europeo potesse essere usato per le banche senza prima distruggere la fiducia degli investitori. Per ora però di quei soldi dell’Esm si fa un uso diverso: vengono investiti prevalentemente in titoli di Stato tedeschi. Ciò contribuisce, con i soldi dei contribuenti italiani, a ridurre i tassi sui Bund e su tutto il sistema finanziario in Germania, quindi ad allargare lo spread e lo svantaggio competitivo delle imprese in Italia.
    L’Esm non comunica in dettaglio come gestisce il capitale affidatogli, ma i criteri sono chiari: non può comprare titoli con rating sotto la “doppia A” (dunque Italia e Spagna sono fuori) e compra “attività liquide di alta qualità”. Dunque certamente in buona parte Bund tedeschi.
È una scelta comprensibile, ma di fatto ciò significa che l’Europa del Sud sta sussidiando la Germania, senza poi poter attingere all’Esm per sostenere le proprie banche.”

    Siamo alla follia?

    Reply
    • Forse Ivan una risposta te la può dare questo articolo:
      http://phastidio.net/2013/10/21/una-storia-di-indubbio-insuccesso/

      “………..
      ma provate a mettere sull’altro piatto della bilancia i 110 miliardi di Btp comprati dalla Bce nell’ambito del defunto Securities Markets Program (SMP), e che sono ancora in pancia all’Eurotower. E sommate anche i 200 miliardi di prestiti straordinari triennali LTRO erogati a banche italiane dalla stessa Bce, e senza i quali il nostro sistema bancario sarebbe semplicemente fallito, e poi ne riparliamo. Forse allargare lo sguardo oltre il proprio naso può essere d’aiuto, a volte.”

      Sertin

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  9. buongiorno professore ,da medico con trentennale esperienza sic! ho difficoltà a capire,come non si riesca a comprendere che a volta l ‘unica azione è quella di Gordio.

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    • L’espressione ”’nodo gordiano”’ trae origine da una [[tradizione]] letteraria e leggendaria a cui è legato anche un [[aneddoto]] sulla vita di [[Alessandro Magno]]. Con il tempo, l’espressione ha assunto, in varie lingue, una valenza [[metafora|metaforica]], andando a indicare un problema di intricatissima soluzione, che si presta a essere risolto, alla maniera di Alessandro, con un brutale taglio.
      OK per me. Alle mie regole però.

      Reply

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