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Il calabrone euro di Draghi a cui non insegnano come volare

Deve essere dura la battaglia in corso alla Banca Centrale Europea, tra Draghi e la Bundesbank. Tuttavia una cosa è certa: i mercati e le loro reazioni dimostrano che una buona parte degli eccessi di spread sono legati ad un sentimento di inazione sugli acquisti dei titoli di Stato da parte della BCE. Quindi forza Draghi, avanti.

Eppure la metafora utile di Draghi sul calabrone euro non vola lontano. E’ utile perché mette in risalto gli errori di visione che condannano l’euro al di là della politica monetaria.

Rileggiamola (mia traduzione):

il calabrone è un mistero di natura perché non dovrebbe volare ma invece lo fa. Dunque l’euro è stato un calabrone che ha volato bene per molti anni. E ora, e credo che la gente si chieda “come mai”, ora qualcosa deve essere cambiato nell’aria con la crisi finanziaria che prima non c’era e lo faceva volare, ora il calabrone deve crescere e diventare un’ape vera. Ed è quello che sta facendo.”

Ecco i miei tre appunti a una simile metafora, da economista entomologo:

1)    I calabroni sono già vere api e non diventano null’altro. Pensatele come unioni monetarie, i calabroni. Come l’unione monetaria degli Stati Uniti, grande ma capace anche malgrado ciò di volare, malgrado la sua grande complessità. Le api normali, sono come la Gran Bretagna: più leggere, gestibili e … meno potenti. Non a caso su Wikipedia ho scoperto che il calabrone può pungere più volte mentre l’ape una sola: le unioni monetarie sono cose potenti, che permettono ai suoi stati membri di essere più efficaci e forti, in senso geopolitico.

2)     Perché volano i calabroni? Beh se vi guardate i filmati, vedrete che sbattono le loro ali molto velocemente, con movimenti ripetuti potenti. Contrariamente a quello che si crede, che le battano in una sola direzione, le muovono con colpi verso l’alto e verso il basso. Ecco perché l’euro non è (ancora?) un calabrone potente, perché non sa muovere bene le ali. Non è veloce, questo lo sappiamo, e tende a muovere le ali in una sola direzione:  nel primo quasi-decennio della sua esistenza, di crescita economica, ha acquisito una reputazione anti-inflazionsitica ottima,  peccato che nella fase di recessione non abbia saputo guadagnarsi altrettanta reputazione con politiche economiche volte a lottare contro l’austerità. E dunque, data questa sua debolezza, per di più di giovane calabrone inesperto, è più a rischio di sopravvivenza.

3)     Eh già, perché ancora su Wikipedia leggo che molte specie di calabroni stanno scomparendo. Sterminate. Dunque, come ben sappiamo, non c’è nulla di irreversibile nell’euro. E bisogna darsi da fare per salvarlo, questo calabrone euro.

Calabroni deboli e calabroni forti. Certo, è sempre così presso Madre Natura. Mario Draghi ritiene che l’euro faccia parte dei secondi. Addirittura nel paragonarlo al calabrone Usa dice che è più forte di questo anche perché “… ha un grado di coesione sociale che non trovereste negli Usa”.

Questo è il problema col fare il banchiere centrale: ci si abitua a pensare che tutto nella vita sia come l’inflazione. E dunque che per capire come va l’Europa basta fare la media di quello che avviene nei singoli paesi. Ma la coesione euro non è la media delle coesioni nazionali dei paesi euro, tutt’altro. Sarà pur vero (?) che Italia e Germania al loro interno sono più coese di Alabama e Massachusetts, ma quello che conta, per la coesione di unioni monetarie, è sapere se Italia e Germania sono coese tra loro. E qui la battaglia con Alabama e Massachusetts, col calabrone Usa, diventa veramente impari.

Di mancanza di coesione questo calabrone euro rischia di morire: ma non per motivi tanto di incompetenza o cattiva volontà. Semplicemente perché è giovane, non ha naturalmente imparato come volare bene, coeso. Agli Stati Uniti, calabrone che ha più di 200 anni, ci sono voluti tantissimi anni per imparare, grazie ad una Storia in comune che ha lentamente rafforzato i loro legami, tra stati. C’è stato un tempo – tanto tempo fa – in cui il calabrone Usa era debole come quello euro oggi, ma ha superato le intemperie, vuoi per fortuna o buona volontà, ed è sopravvissuto.

Come per volontà? Ci sono tanti episodi. Ieri a tavola qui a Boston mentre raccontavo questa mia visione ad anziani americani, questi annuivano: uno mi diceva di come tanto fece per l’Unione Usa la decisione di Truman dopo la guerra mondiale, nel 1948, di integrare le forze armate malgrado le differenze razziali, contro quello che con tutta probabilità sarebbe stato il parere dei parlamentari degli Stati del Sud.

Tanto avevano dato i soldati afroamericani per la vittoria in guerra. Ma tanti ancora vi si opponevano. Atti di coraggio politico, largamente basati su scelte impopolari e dove regna sovrano l’elemento non tecnico, ma culturale e politico.

Io economista entomologo segnalo solo l’ovvio: che l’austerità asimmetrica aumenta la mancanza di coesione sociale europea, affievolisce il già debole calabrone. E che, paradossalmente, le nostre politiche economiche proprio per questo dovrebbero essere, in questa recessione, ancora più espansive di quelle statunitensi, che si possono permettere di resistere più a lungo grazie ad una già forte coesione nazionale. Ma così è, la recessione si continua a combattere più negli Usa che nell’area euro.

Sì lo so, ci sono i teorici del trapianto, credo che Draghi faccia parte di questi: di quelli che vogliono attaccare al piccolo calabrone europeo ali più grandi di quelle che può sostenere, con una unione politica che nessuno negli Stati Uniti pensò di accelerare nella prima fase, quando gli stati e loro gelose prerogative dominavano la cultura americana, così come era giusto che fosse.

Non c’è scampo: queste sono le ali, piccolo calabrone, che abbiamo, con queste dobbiamo uscire dalla tempesta: tutto il resto ti ucciderà. Più politica monetaria espansiva come dice Draghi? Assolutamente. Più politica fiscale espansiva? Beh, assolutamente. Altrimenti assisteremo al fallimento del solito esperimento di eugenetica, destinato a non essere radicato nell’uomo e nei suoi valori forti di solidarietà e crescita, e dunque a morire con danni collaterali immensi, come sempre.

9 comments

  1. Alberto Gregorio

    29/07/2012 @ 11:54

    Gentile Professor Piga,
    ho scoperto da poco tempo il suo Blog e ritengo molto interessante la sua visione dell’economia, della crisi e del futuro della UE.
    Da liberale convinto ho appena aderito al movimento “fermareildeclino” promosso da Boldrin, Brusco, De Nicola, Giannino, Moro, Stagnaro, Zingales e supportato da tanti altri cittadini (come me) che desiderano tornare a discutere dei problemi reali e sopratutto avanzare proposte concrete.
    La invito a partecipare al Blog di Oscar Giannino e leggere il manifesto del movimento sul sito http://www.fermareildeclino.it . Se riterrà le proposte interessanti mi auguro la Sua Adesione al progetto. C’è bisogno di gente competente e non ideologicamente bloccata che accanto alla capacità di analisi sappia tradurre le idee in proposte attuabili.
    Sono convinto che nel nostro Movimento ci sia posto per il suo pensiero, le sue idee . L’aspettiamo anche per criticare e contestare. Una critica intelligente può solo aiutare.
    Con stima. Alberto Gregorio

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    • Caro Alberto lei e’ gentilissimo. Ma purtroppo mi vedo costretto a declinare. Dagli amici di Fermare il declino mi divide un oceano. Loro credono che la spesa pubblica sia il problema e vada spazzata via, io credo sia la soluzione e credo fermamente che la si possa riformare e rafforzare. Io credo in uno Stato forte, non enorme, ma nemmeno piccolo, presente e vicino ai piu’ deboli. Comunque un grande in bocca al lupo: credo che a breve avremo modo di confrontarci anche politicamente per trovare soluzioni costruttive per il Paese tra persone di buona volonta’, oneste e competenti. Credo che ce ne sia bisogno!

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  2. Alberto Gregorio

    29/07/2012 @ 16:38

    Gentile Professor Piga,
    la ringrazio per la cortese e sincera risposta. Anche se abbiamo idee diverse (un oceano mi sembra troppo ..) il suo pensiero ed il suo approccio pragmatico ai problemi continua a piacermi.
    Sulla forma, dimensione e competenze dello Stato abbiamo certamente da discutere. Ma senza pre-giudizi qualsiasi analisi e discussione che non abbia una risposta già ideologicamente definita, porta a soluzioni nuove da sperimentare. E sottolineo sperimentare, la verità e la certezza dei risultati non ce l’ha nessuno.
    Insisto comunque nell’invitarla ad intervenire nelle discussioni del movimento e del blog di Giannino. Come ha detto Lei almeno un punto in comune l’abbiamo : cerchiamo persone di buona volontà, oneste e competenti per governare l’Italia.
    E non è poco. A presto.
    Alberto Gregorio

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  3. Leggo con piacere l’ultimo suo intervento. Ben detto prof. l’asimmetria dell’austerità non giova alla coesione. Penso che questo è un aspetto da non sottovalutare. Fare l’Unione Europea non è semplice ma non si può prescindere dalla coesione. Le politiche che si mettono in atto dovrebbero mirare a diffondere benessere e ridurre gli ” spred” di diseguglianze sociali. Siamo pronti per tutto questo? I politici che abbiamo si vogliono muovere in questa direzione, non fosse altro che per puri motivi economici? Come vede non di sola finanza e di economia ma anche di più politica ” programmata e pianificata” abbiamo bisogno. Non crede?
    Buone vacanze.

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  4. Mauro for ever

    29/07/2012 @ 17:27

    Il drago Draghi farebbe meglio a mostrare meno i muscoli e a fare quelle poche e semplici cose che i mercati sanno benissimo che non può fare. Dietro il suo aplomb e dietro la sua ostentata sicurezza e calma di navigato finanziere non rimane che la forza della disperazione.

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  5. Anche Krugman parla del bumblebee

    http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/07/29/here-bee-draghi/

    dove però si fa un’ analisi del perché l’ insettone era riuscito a volare per un certo periodo; perché, detto in breve, la Germania ha drogato il mercato della periferia a suo esclusivo vantaggio. Dal che ne derivano le austerità asimmetriche e probabilmente la scarsa coesione europea (considerazioni mie). Entrambi gli economisti poi propongono la stessa ricetta.

    Lei è d’ accordo con la visione di Krugman espressa in questo paragrafo?

    The thing is, we know pretty well why the bumblebee was able to fly: massive capital flows from the core to the periphery, which led to an inflationary boom in said periphery, and which therefore also allowed the German economy — which was in the doldrums in the late 1990s — to experience a big gain in competitiveness and hence a surge in its trade surplus without needing to go through painful deflation. This meant, in turn, modest inflation in the eurozone as a whole — slightly above 2 percent over 1999-2007.

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    • Meglio io stavolta, per una volta. Un calabrone non si giudica se sa volare prima e poi no e diventa altra bestia: ma se è debole o forte, sempre. Mi dirà che tanti di noi non abbiamo studiato bene la bestia prima che iniziasse a volare. ragione per studiarla bene ora.

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  6. Rocchi Stefano

    30/07/2012 @ 09:41

    Caro G.
    il volo del calabrone è pur sempre dinamica, complessa, ma dinamica. L’euro è politica, materia assai più complessa e soggetta a leggi meno “matematiche”.
    L’euro è coesione politica quindi, Stati Uniti d’Europa. Questa è la strada, questa è l’idea politica. Diversamente non se ne esce. Il pannicello caldo rischia solamente di rovinare la “dinamica” del volo del calabrone.

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