Sono a Parigi e mi chiamano dei giornalisti per chiedermi come si fa a fare un’asta di titoli di Stato a breve termine così grande a prezzi così convenienti?
Con un triangolo di buona volontà.
1. Una buona e flessibile gestione del debito pubblico, quella del Tesoro italiano. Che ha fatto in queste settimane e mesi concambi, riacquisti e ha spostato le emissioni tra breve e lungo così da ridurre il ricorso al mercato in questi mesi già così carichi (leggi audizione Direttore del debito Maria Cannata).
2. Una buona dose di pragmatica politica monetaria che desse alle banche la giusta liquidità ed i giusti incentivi a comprare titoli di stato.
3. Una presa d’atto da parte dei mercati che a breve il debito italiano è carta buona che rende e con pochi rischi.
In tutto questo, notate come lo spread a lungo termine non è sceso, resta ai folli livelli di settembre. Il che significa che il timore rimane non la situazione delle finanze pubbliche italiane ma della banconota europea, del suo futuro, dell’uscita dall’accordo monetario con svalutazione da parte di alcuni membri attuali che, i mercati temono, finirebbe per far saltare tutto e tutti.
E’ l’Europa che manca, la leadership europea. La politica monetaria è morfina, non serve per rimettere in piedi quei paesi che più hanno vantaggio da una uscita dall’euro, ovvero quelli meno competitivi: non serve perché aiuta tutti uguale e perché comunque aiuta poco l’economia reale (le banche non prestano) ma solo (non è poco comunque!) le casse governative e i bilanci bancari.
Ci vuole spesa pubblica e poi le riforme (quelle giuste). L’attesa non è per l’incontro europeo di questa settimana. L’attesa è qui, dove sono ora, a Parigi, dove tra poco nuove elezioni forse daranno una potenziale svolta ai rapporti di forza in Europa ed al partito della spesa pubblica. Se Sarkozy perdesse allora forse il candidato socialista Hollande, non di certo un leader, ma un uomo politico con l’entusiasmo di chi ha appena vinto, potrebbe far sì che anche le aste a lungo termine italiane vedano finalmente quel crollo degli spread che significano presa d’atto della ritrovata unità e fratellanza per crescita – economica, culturale e sociale – europea.