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Ricordando Federico Caffè e sperando nell’Europa dei giovani

6 comments

  1. Molto molto bella questa cosa prof. Sono andato a guardarmi la faccenda dei moltiplicatori. Trovo su wiki che la spesa pubblica ha moltiplicatore più elevato rispetto alla riduzione delle imposte. Quindi, se questo è accettabile ed asseverato ed io non ho capito male, lei dice che, qualora il gettito relativo all’aumento delle imposte (di per sé solo prociclico) fosse integralmente dedicato ad un aumento qualificato della spesa pubblica si potrebbe giocare in modo anticiclico su questa differenza. Non mi riesce però di capire come e se questa mossa potrebbe risolvere lo squilibrio venutosi a creare con la Germania nella misura in cui non mi riesce di capire come e se sia anche in grado di creare una deflazione interna. Circa l’idea del ministro polacco, dipendesse da me, chiederei subito, insieme a lei, dove firmare ma non riesco ad immaginare come si potrebbe rendere questo politicamente accettabile ai tedeschi.

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  2. giammarco giardi

    26/05/2012 @ 09:54

    Come sempre emozionante e devo confessarle che ad essere presente lì in aula lo è stato ancora di più…Grazie!!!

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  3. Buongiorno professore. Ho ascoltato il suo intervento con piacere condividendone il contenuto, che del resto mi era familiare avendo la fortuna di seguirla su questo blog già da tempo.
    Mi scusi però se mi permetto osservare che il suo preambolo mi è sembrato forse troppo assolutorio nei confronti della Germania (anche se non ritengo fosse questa la sua intenzione). Credo che il tipo di leadership che questo paese sta esercitando in Europa non sia quello alto e nobile che auspicava Caffé nell’introduzione che lei ha letto: (“[la crisi del '29 dovuta al]… venir meno della secolare funzione egemone, leadership, della GB prima ancora che gli USA fossero preparati a farla propria. Il concetto di leadership è da intendere come provvista del bene pubblico, responsabilità, anziché come sfruttamento dei soggetti o come bene privato, prestigio.Si tratta cioè di una funzione guida che richiede da parte del paese che lo esercita di agire come stabilizzatore necessario di fronte alle asimmetrie presenti nel sistema economico e finanziario internazionale.”) ma piuttosto l’esercizio di una supremazia finalizzata a un proprio tornaconto, immediato e non lungimirante. Qualcosa che in altri tempi si sarebbe chiamato colonialismo. A me sembra necessario mettere in evidenza questo aspetto, sempre, anche quando si vuole esprimere una valutazione equilibrata della situazione dando a Cesare (la Germania) ciò che è di Cesare.
    Per quello che ho capito, se la Grecia è arrivata al punto di non ritorno è anche (e in buona parte) perché la Germania ha contribuito a che la crisi maturasse e non solo perché ha impedito interventi tempestivi e decisi una volta che la crisi si è manifestata. Mi chiedo: il disavanzo dei paesi “viziosi” da cosa è compensato, se non dall’avanzo dei paesi “virtuosi”? Che ne fossero o meno consapevoli, non sono altrettanto responsabili delle bolle che andavano alimentando? Ho letto, ad esempio, che il bilancio greco è stato falcidiato nella maniera devastante che sappiamo in tutte le voci, salvo quella relativa alle spese militari, che rispetto al PIL sono seconde solo a quelle degli USA: per quel che ne so non ci sono state spiegazioni o smentite alle voci che Berlino e Parigi abbiano condotto pesanti pressioni affinché la Grecia confermasse l’acquisto di panzer e sottomarini:

    http://www.unimondo.org/Guide/Economia/Finanza-e-armi/La-Grecia-brucia-ma-Francia-e-Germania-ricattano-sulle-armi-133814
    http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=1AO3W6

    Svegliarsi a bolla ormai esplosa e puntare il dito contro i dissipatori come unici responsabili del loro male mi sembra ipocrita e soprattutto estremamente cinico. Lasciarli morire, come sta avvenendo, mi sembra poi peggio che criminale: stupido.

    “Nella conferenza di Londra del 26 febbraio ‘53, sessanta paesi abbuonarono alla Germania buona parte dei debiti della prima e seconda guerra mondiale. I rimborsi esosi imposti dalla Francia a Versailles provocarono la tremenda inflazione della Repubblica di Weimar che aprì la strada a Hitler. La Repubblica Federale avrebbe dovuto saldare ancora una dozzina di miliardi di Deutsche Mark per i debiti della Grande Guerra. Ne pagò appena la metà, e si passò sopra ai danni dell’ultima guerra. Si voleva evitare che la Germania ancora in rovina e divisa in due finisse sotto l’Urss. Fra i firmatari di Londra c’era anche la Grecia.” http://qn.quotidiano.net/esteri/2012/02/16/668765-debiti_berlino_salverebbero_atene.shtml

    Ciò che aveva spinto quei sessanta paesi a firmare non era certo la generosità, ma la lungimiranza. Una merce che in questa piccola Europa è ormai rarissima: la crisi, evidentemente, ha distrutto anche quella. Per questo penso anch’io, come Carlo, che la bella proposta polacca sia destinata a cadere nel vuoto che l’assenza di idealità ha creato.

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    • Buongiorno Mautro,bentrovato. Ho paura che esporsi troppo a trovare i responsabili singoli sia contro l’essenza dell’Unione. E contro l’evidenza. Come ho detto, se l’Italia è stata zitta in questo decennio (e Caffè allungherebbe il periodo), è anch’essa responsabile. Poi possiamo parlare di soluzioni e allora chiedere alla Germania qualcosa in più. Ma il paradosso è che glielo chiediamo perché troppo male per loro stessi (e per noi) non hanno fatto: addebitargli gli avanzi sarebbe ingiusto.

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  4. E se l’essenza stessa del debito fosse il problema?
    Non vorrei essere disastrista, ma, storicamente parlando, stiamo assistendo alla disfatta dell’Europa moderna. Spero che i nostri governanti lo capiscano presto.
    La ringrazio per la determinazione del suo intervento.

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